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No 3, 2010


Le radici infantili dell'immaginario erotico
(version française)


Gloria Persico1


L'infanzia vive una sessualità intensa e misteriosa, ricca di emozioni e sensazioni; spesso è inconoscibile perché è vissuta, salvo piccoli sprazzi, senza consapevolezza e quindi senza ricordi. Le esperienze o le "non" esperienze erotiche infantili determinano la singolarità dei gusti erotici di una persona. Inoltre, se il percorso di crescita psicosessuale risulta molto accidentato, può venirsi a determinare il massimo della singolarità, vale a dire la devianza.

Le fantasme erotique non nasce come tale. Trae origine nei primi anni di vita da un piacere proveniente da qualsiasi zona erogena accompagnato da un’emozione profonda.

Inoltre, quando il bambino incontrerà un ostacolo che si pone davanti ai suoi bisogni primari, e lo vivrà come arbitrario, questo diventerà una frustrazione che si svilupperà in fantasie difensive.

Questa frustrazione proviene infatti dal potente adulto: dai maltrattamenti, dall’educazione autoritaria o fredda dei genitori, o di contro, dal rapporto troppo seduttivo degli stessi.

Le fantasie difensive si trasformano in fantasie sessuali primarie quando, per effetto della maturazione degli ormoni sessuali, i genitali diventano la zona erogena privilegiata: sarà dunque questo tipo di piacere che verrà associato alla fantasia.

In assenza dell’ «oggetto reale», la spinta pulsionale che la nostra cultura inibisce la meta nel periodo pubere e nella prima adolescenza, in qualche modo verrà soddisfatta attraverso l’autoerotismo masturbatorio. Dalle prime fantasie consolatorie e dalle sensazioni erotiche provate nell’infanzia, nascono les fantasmes primaires.

Ricordiamo inoltre che le sensazioni di piacere legate all’accudimento materno, nei primi diciotto mesi di vita, sono legati agli stimoli sensoriali che la madre invia al figlio mediante quello speciale rapporto di intimità corporea che viene chiamato grooming. Se le stimolazioni che giungono attraverso i canali sensoriali, olfattivi, tattili, cenestesici, uditivi, visivi, attivi fin dalla nascita, sono accompagnate dal segnale piacere, l’individuo tenderà non solo a ricercare lo stato di benessere provato, ma a ripetere la situazione per rievocare l’emozione. A volte può verificarsi che uno speciale attaccamento ad una manipolazione troppo insistente o vissuta come erotizzante, può determinare che un luogo del corpo o un certo tipo di carezza rimangano altamente erogene, o addirittura, che quella gestualità erotizzata possa dar luogo ad un fantasma primario. La mancanza di una corretta soddisfacente stimolazione corporea genera invece il segnale negativo di pericolo per la propria sopravvivenza, che si esprimerà con la paura del contatto.

Sappiamo tutti che la fase sadico-anale corrisponde al periodo in cui la zona anale assume per il bambino un ruolo centrale; in questa fase, l’erotismo del bambino si appoggia alla funzione della defecazione.

In questa fase il piccolo non conosce ancora l’opposizione maschio-femmina, ma soltanto l’opposizione attività-passività: ed è in questo periodo che può definirsi la futura attività o passività erotica di un individuo. Il caso che viene presentato, infatti, testimonia come una esperienza infantile, eroticamente connotata da passività sessuale, in concomitanza ad altre variabili, è stata in grado di determinare una identità sessuale confusa. Infatti, la passività erotica non è generalmente una caratteristica sessuale maschile e nel caso presentato ha portato una confusione circa l’oggetto del desiderio.


IL CUGINETTO CHE TORCEVA IL DITO

Gianluigi, brillante neolaureato, non sa intrecciare relazioni amorose. Il suo desiderio va sempre verso la ripetizione di una situazione infantile nella quale, per la prima volta, provò piacere. Pur essendo in grado di avere normali, seppur rari, rapporti con le donne, il suo immaginario e il suo desiderio ripiegano verso la ripetizione dell’episodio in cui provò la prima volta piacere attraverso la sottomissione. Pur di rivivere quel rapporto, paga ragazzi  «di vita» che recitino la scena. Così racconta:

«Avevo sette anni quando un cuginetto di qualche anno più grande, che ammiravo molto, si stese su di me, mimando un rapporto sessuale, mentre nello stesso tempo mi torceva un dito. Io consideravo il cuginetto bello, grande e forte come avrei voluto essere io; avevo sempre desiderato la sua attenzione e la sua compagnia. L'attenzione di cui mi sentivo oggetto e il fatto di essere sottomesso e preda di un personaggio così importante per me, fece sì che provai un piacere psicofisico ed emotivo così forte che se immagino quella scena immediatamente mi eccito.»


Questo caso dimostra come l’imprinting al piacere, legato a variabili favorevoli, può far stabilizzare un immaginario di tipo pregenitale anche in un adulto. L'esperienza felice della passività incise in modo determinante, in quella fase della crescita psicosessuale dove si gioca il carattere attivo e passivo dell'individuo, così come le tendenzemasochiste e sadiche.


L’UOMO CHE GUARDAVA DAL BUCO DELLA SERRATURA

La fantasie voyeuristiche ed esibizionistiche sono legate alla curiosità e al desiderio del bambino di verificare la propria identità sessuale esibendo i propri genitali o guardando quelli di un bambino di sesso diverso; questa operazione gli permetterà di cogliere le differenze fra i due sessi.

E’ nell’esperienza di tutti l’osservazione di bambini che mostrano il loro piccolo pene o vogliono vedere le parti intime di bambini o adulti dell’altro sesso. Nel seguente caso possiamo osservare, dai ricordi infantili riportati, come si è costruito un caso di voyeurismo-esibizionismo.

«Sono il sesto figlio ed il primo maschio. In casa mia erano tutte femmine. C’erano anche mia nonna e mia zia. Ero ossessionato dal corpo femminile e come potevo le spiavo tutte, dalla nonna a mia sorella che aveva quasi la mia stessa età. Quando diventai più grande presi l’abitudine di masturbarmi mentre spiavo. Avevo tolto le chiavi alle porte per lasciare libera la toppa, ma avevo anche molte altre strategie. Iniziai a fare buchi nelle cabine o cose simili. Ero sempre eccitato. Ho sposato una ragazza vergine e molto pudica, ma da quando la posso vedere nuda, il mio desiderio è scomparso: ora ho cominciato ad andare a sbirciare le coppiette. Sono già stato denunciato, ho molta paura ma continuo a farlo. Ultimamente c’è stato un capovolgimento ancora più pericoloso: sono io che mi mostro nudo. Porto i genitali esposti sotto il cappotto. Quando intravedo una possibile vittima, una ragazzina, perché solo le piccole e inesperte si spaventano, comincio ad eccitarmi e quando apro il cappotto sono in piena erezione. Vedere una donna che “io” faccio spaventare, sbigottire, mi dà un senso di potere; in qualche modo è come la violentassi. Ho una grande paura di essere scoperto dalla polizia. Nelle mie fantasie masturbatorie lo scenario rappresentato riguarda sempre situazioni che riguardano donne che si spogliano e/o si masturbano.»


Se per il maschietto l'esibizionismo infantile è limitato ai genitali e tende a esaurirsi presto perché il bambino si indirizza verso altre mete, per la bambina, invece, il piacere di essere guardata, che esclude i genitali e si estende a tutto il corpo, si prolunga nel tempo anticipando quella femminile peculiarità di voler piacere. Il fatto di essere riconosciuta, ammirata, amata, è al servizio di quella sicurezza di essere desiderata, che spesso le manca.

Se l'esibizionismo infantile permane nella donna, si esprimerà in particolari scelte indici di immaturità sessuale, nel caso che l'essere ammirata o addirittura eccitare l'uomo, può essere più importante di una normale relazione sessuale. Una forma più accentuata potrebbe realizzarsi in una di quelle professioni in cui la donna «si esibisce»; il contenuto de ses fantasmes sarà quello di esibizioni più o meno ardite a un pubblico maschile più o meno folto.

Al piacere di vedere e di esibirsi tipico dell’infanzia si può accompagnare anche il voler toccare che, come vedremo, potrebbe evolversi in una rara perversione chiamata frotterismo che consiste nel provare soddisfazione sessuale esclusivamente nel furtivo strofinarsi contro un corpo femminile.


IL RAGAZZO DELL’AUTOBUS

«Mio padre spesso partiva ed in quelle occasioni potevo dormire nel letto di mamma; era bello dormire appoggiato al suo corpo caldo. Pian piano scoprii che questo contatto mi dava sensazioni più forti e cominciai a strofinarmi sul suo corpo. Naturalmente appena avevo il timore che si svegliasse, mi fermavo. Dopo la pubertà, a volte, con grande prudenza arrivai perfino all’orgasmo. uando mio padre occupava il posto accanto a mia madre, mi ficcavo, con la scusa d’ aver freddo, nel letto di mia nonna comportandomi nello stesso modo. Ero un ragazzo timido e introverso. Non ho avuto mai il coraggio di dichiararmi alle ragazzine che mi piacevano. Un giorno in un autobus affollato, casualmente fui spinto verso il sedere di una bella signora. Ebbi un tuffo al cuore; le stesse forti sensazioni che provavo con mia madre. Mi strofinai un poco, la signora non si mosse ed io provai delle sensazioni celestiali. Da quel giorno salgo sui pullman col proposito di ottenere lo stesso piacere, ma con la paura di essere scoperto. Se questo dovesse succedere, per la mia timidezza e l’incapacità di rispondere prontamente, mi troverei in una situazione disastrosa.»


Ecco come un determinato imprinting, legato a variabili favorevoli, che in questo caso erano parecchie, può far stabilizzare un comportamento pregenitale anche età adulta. Le fantasie di questo ragazzo consistevano in scene in cui l’occasione di strofinarsi si presentava in fantasmi scenari.


IL RAGAZZO TAPPETINO

Può accadere che i maschietti quando hanno una sorella più grande, instaurino con lei giochi ingenuamente erotici.

A questo proposito c'è da fare anche la considerazione che il bambino può interpretare sensualmente anche un gioco innocente, che, se ripetuto o vissuto con grande eccitazione, la scena rimarrà come luogo di produzione di fantasmi.

Un architetto venne in consultazione poiché non poteva più contenere le sue fantasie feticistiche. La confessione fatta alla moglie e la richiesta che il piede avesse un ruolo protagonista nella relazione sessuale, avevano messo in crisi una relazione a cui lui teneva molto. Così racconta:

«Quando avevo circa quattro anni, mia sorella di dodici anni mi faceva il solletico sulla pancia col piede nudo. Questo gioco, ricordo, mi piaceva moltissimo, e continuamente lo richiedevo. Divenuto adolescente, quando mi piaceva una ragazza, immaginavo che mi carezzasse o stimolasse tutto il corpo con il suo piede. Poi incominciai ad immaginare che lei mi camminasse sopra come se fossi un tappetino».


Probabilmente i giochi dell’infanzia si accompagnavano a forti sensazioni erotiche mai dimenticate, e si evolsero in età adulta in un feticismo del piede. Una madre autoritaria, intrusiva ed instabile che aveva intralciato la conquista dell’autonomia portò il suo contributo. Forse il gioco con la sorella non sarebbe stato sufficiente a sviluppare una patologia feticistica (erotizzazione del piede) e masochistica (essere un tappetino), se il rapporto con la madre fosse stato sufficientemente buono. E così per sopportare i salti d’umore di una madre imprevedibile e per farsi amare, il bambino aveva assunto un comportamento passivo e dipendente. Il feticismo del piede in questo caso, nato come fantasma, in alcuni periodi della sua vita, divenne una coazione alla quale non poteva resistere, se non al prezzo della caduta del desiderio.

Nel periodo  «edipico» nascono invece quelle che diventeranno fantasie incestuose e popoleranno la scena erotizzante. In realtà il bambino non desidera  «sessualmente» la madre o il padre nel senso che noi diamo al rapporto sessuale, ma desidera con lei/lui un rapporto privilegiato, e il potere soprattutto di escludere in parte o del tutto il genitore del proprio sesso vissuto come rivale e i fantasmi possono interpretare questi sentimenti in forme erotizzate.

A seconda delle modalità con le quali il bambino ha vissuto il rapporto con la coppia genitoriale, l’immaginario e la soggettività erotica dell’adulto può prendere forme diverse.

Freud ha molto insistito sul desiderio profondo che si radica nell’individuo di ricostruire, in qualche modo, la triangolazione edipica. Questa può realizzarsi o in fantasmi triolini o assumendo negli incontro amorosi il ruolo del terzo.


IL PISELLINO INCAPPUCCIATO

Un certo numero di bambini soffre di fimosi che, per alcuni si risolve naturalmente, o chirurgicamente; per altri, invece, viene trascinato fino all'adolescenza ed oltre. In effetti un adolescente con la fimosi per evitare il dolore o il fastidio che possono verificarsi nelle modalità corrette di masturbazione, ricorrerà a forme alternative, quali lo strofinamento sul materasso, movimenti circolari o altro, lontani da quelli di vai e vieni che si verificano nel coito,quindi controproducenti.

Quando non è indicato l’intervento chirurgico, è necessaria, da parte dei genitori, una quotidiana manovra di cauto scorrimento del prepuzio per un graduale allargamento del suo orifizio. Tale manovra spesso trova ostacoli concreti e psicologici che possono finire con la sua interruzione.

Significativo, a tal proposito, è il caso di Aldo. Quando aveva 7 anni il suo pediatra istruì i genitori affinché, durante le pratiche di igiene intima, gli portassero indietro progressivamente il prepuzio fino a scoprire il glande. Nella mente del ragazzino è rimasta impressa la «scena della stanza da bagno»: i genitori imbarazzati e lui nudo nella vasca, ancora più imbarazzato e colpevolizzato per essere causa del loro turbamento. Così racconta:

«Al primo tentativo, fallito, mio padre aveva borbottato: “non ci riesco”, ed immediatamente aveva abbandonato l’impresa; la sua faccia era rossa e sudata. Pensai: anche lui ha paura ?!? O è forse arrabbiato con il mio pisellino che non si scopre? Anche mia madre fallì, ed andò via dopo aver mormorato una frase di cui ricordo solo la parola “vergogna”. Io rimasi nella vasca abbandonato, mortificato e avvilito a guardare il mio pisellino incappucciato...».


Questo bambino, maturando una incapacità a toccare il proprio pene a causa delle ingiunzioni genitoriali anche se non esplicite, avevendo saltato l’attività masturbatoria, aveva maturato sentimenti complessi e negativi verso il suo membro: tutto ciò l’aveva reso impreparato o inadeguato all’attività sessuale.


IL CAPANNO EROTIZZATO

Il fantasma, come certamente sapete, può arrivare anche censurato, eccone un esempio.

Antonio, un insegnante quarantenne, riferisce una fantasia erotica, apparentemente neutra, ma per lui potentissima: l’immagine di un capanno sulla sabbia, di una brandina da sole, panni appesi e sparsi, gli procurava una forte eccitazione. Attraverso una regressione gli tornò alla mente un episodio della sua seconda infanzia.

«Facevo la siesta in un capanno al mare su di una brandina. Nel dormiveglia percepii una sensazione fortissima dovuta allo sfioramento sulle mie gambe di un membro maschile in erezione; non mi mossi per prolungare la sensazione e poi mi riaddormentai.»


La partecipazione a quel piacere vissuto inconsapevolmente come colpevole, si trasformò, in seguito, in una potentissima fantasia erotica primaria censurata. Alla coscienza si presentava esclusivamente la scena e le emozioni annesse, mentre i personaggi e il contatto erano sepolti.


PER CONCLUDERE

Dopo la pubertà sembra che il fantasma erotico prenda due strade diverse, una femminile una maschile. I  «fantasmi primari» cioè quelli che non solo avranno un fortissimo potere erogeno ma resteranno più o meno fissi nello  «spazio dell’illusione», quello spazio mentale che va distinto dalla realtà, ma non considerato «patologico». Una volta conosciuto il fantasma erotico potrà anche essere richiamato diventando  «una sorta di incantesimo magico attraverso il quale il soggetto s’impossessa della cosa desiderata» attraverso una  «rappresentazione» dove i protagonisti e, ove vi siano, i comprimari, si muovono in uno scenario strutturato come una sorta di film di cui l’individuo è il regista involontario.




NOTE


1. Psicologa e Sessuologa clinica, Psicoterapeuta a Napoli. Ricercatrice del C.I.R.S. (CENTRO INTERDISCIPLINARE per la RICERCA in SESSUOLOGIA), Genova (Italia).



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